I primi due capitoli del Vangelo secondo Matteo sono strettamente legati alle Scritture antiche e alla letteratura d’Israele, ma al tempo stesso si riferiscono in modo peculiare agli eventi neotestamentari, in particolare alla Pasqua, e anticipano contestualmente il mistero della croce e del rifiuto di Cristo. In altri termini, l’evento pasquale nella sua integrità è già presente in questi testi iniziali e inclusivi dell’intera vicenda evangelica. Per comprendere a fondo quella sorta di «vangelo in miniatura» rappresentato dai racconti dell’infanzia è necessario uno scavo linguistico, stilistico, letterario e tematico che consenta di approfondire la storia della formazione del testo e il difficile rapporto fra tradizione e redazione. Tale approfondimento lascia intendere che il «Vangelo d’infanzia» di Matteo è ben diverso da quello di Luca, perché diverse sono le due opere sul piano delle fonti, del linguaggio, della struttura e della teologia. I racconti dell’infanzia, come ogni altro testo, dipendono da fonti orali e scritte e il dettato a noi pervenuto è frutto di tali tradizioni e del lavoro redazionale operato su di esse. Tradizione e redazione continuamente si intrecciano e in questo gioco si rivela l’abilità dello scriba nel trarre dal suo tesoro «cose nuove e cose antiche».
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