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Con l'uso frequente, quanto ambiguo, ironico e polemico della coppia ''debole:forte'' Paolo tende, calandosi nel ruolo dello stolto e del debole, a respingere l'accusa che lo squalifica come apostolo e comunicatore, ma contemporaneamente lo spinge ad accettare l'attualità  della debolezza di Cristo crocifisso e quindi di Dio stesso (1Cor 1,25; 2Cor 13,3-4) a vantaggio di una Chiesa debole nel mezzo di un mondo forte. Da Paolo, Dio è presentato come colui che, eleggendo il debole e trascurando il forte e il sapiente (1Cor 1,27), rovescia l'ordine stabilito delle cose e dichiara nulla la legge del più forte come regola della sua Chiesa. La ricerca dell'autore approfondisce i passi del corpus paolino dove si parla di forza e debolezza, esplorando anche il giudaismo ellenistico di Filone e i classici greci termina proiettando nell'oggi gli importanti risultati sintetizzati nelle varie tappe dell'indagine così che la coppia ''debole:forte'' risulta infine assegnabile, oltre che a Cristo e al vangelo, a Dio stesso, allo Spirito, alla Chiesa, a Paolo in quanto apostolo e ad ogni credente.
9788821549441
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