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Nell’odierno clima spirituale, non più incline alle tonalità affettive della devozione, il simbolo del Cuore di Cristo ha perso la sua forza ispiratrice. Daniele Comboni, un missionario fondatore del 1800, condivise la spiritualità del Cuore con altri uomini e donne di Chiesa della sua epoca: Anne-Marie Javouhey, Francois Libermann, Melchiorre De Marion Brésillac, Guglielmo Massaja, Annetto Casolani, Maxymilian Ryllo, Ignaz Knoblecher, Matthaus Kirchner, Margherita Maria Alacoque, Marie Deluil-Martiny, Henri Ramière. In Comboni il riferimento al Cuore di Cristo e al suo simbolo avvenne consapevolmente dentro il quadro della missione. Egli avvertì nel Cuore un’immagine particolarmente suggestiva del Cristo Salvatore in chiave ecclesiale, l’immagine di un Dio credibile che incontra l’uomo nella sua situazione reale e ne provoca una risposta simultaneamente umana e divina, tale da potersi parlare dell’allargamento dei confini della vera Chiesa. Il rapporto Cuore-Missione in Comboni non fu occasionale, bensì intrinseco alla prassi missionaria elaborata nel suo “Piano per la rigenerazione dell’Africa”. L’obiettivo di questo studio è di vedere se il simbolo del Cuore ha rappresentato e può ancora oggi rappresentare una piattaforma da cui ripensare unitariamente persone e comunità, affettività e ragione, riflessione e prassi liberatrice.
9788830709126
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