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Quanto il protezionismo culturale del Fascismo e lo stato pionieristico degli studi di anglistica ha influito sulla penetrazione delle letterature inglese e americana in Italia? La domanda – implicita nel titolo del volume – riassume il punto parafrasando una celebre, e triste, invettiva nata nell’ultima fase del regime e poi fortunatamente smentita dallo stato di fatto. È infatti negli anni tra le due guerre che gli autori inglesi e americani diventano familiari ai lettori italiani tanto quanto i francesi, i tedeschi o i russi. Riviste e quotidiani furono allora palestra, o tribuna, di cultori di ‘cose’ inglesi, come E. Cecchi, C. Linati e M. Praz, oltre che di scrittori come Pavese, Moravia e Vittorini. Per molti il viaggio nelle letterature straniere corrispose in quegli anni a un viaggio di conoscenza che fu anche esilio, fisico o mentale.
9788834315897
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