Che le medie potenze giochino un ruolo affatto marginale in politica internazionale è intuitivo. Tuttavia, nella disciplina delle Relazioni internazionali, l’interpretazione prevalente è che questi Stati siano portati ad agire come mediatori o facilitatori nella risoluzione di controversie nelle quali non sono direttamente chiamati in causa gli interessi vitali delle potenze principali. Oppure, che si comportino da meri ‘secondi’ – alleati più o meno fedeli ed efficienti di attori più forti dai quali, a seconda delle circostanze e del tipo di relazioni instaurate, sono garantiti o dominati. Leggendo la storia diplomatica tale rappresentazione risulta tuttavia messa in discussione dai fatti, i quali offrono una caratterizzazione dei mediani assai più ricca e articolata. La tendenza alla cooperazione mostrata da questi Stati, infatti, non di rado è affiancata da una propensione non meno spiccata ad agire in maniera aggressiva, minacciando talora la stabilità del sistema internazionale stesso. Attraverso l’indagine di dieci casi empirici, distribuiti su un arco temporale di tre secoli e all’interno di contesti sistemici assai differenziati tra loro, questo volume intende fare luce su come quello del mediano sia in realtà un ruolo cangiante, il quale individua nella capacità di stabilizzare il sistema internazionale sia la realizzazione del proprio interesse principale, sia un importante strumento attraverso il quale garantire una certa stratificazione del potere, anche in contesti anarchici.
9788834331439
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