È opinione diffusa che lo stile "ottativo" e, in genere, la forma poetica abbiano poco o nulla a che fare con la verità. Si ritiene, cioè, che non si possa nè "apprendere" nè "interpretare" l'essere nel modo dell' "invocazione" (la quale nasce appunto dal desiderio, cioè dalla finitezza, dall'essere "per partecipationem"). San Tommaso, nel "Commento ai Salmi" (il suo ultimo corso universitario, 1273), afferma proprio il contrario: sostiene, infatti, che le liriche dei Salmi contengono nel modo dell' "invocazione" una "materia universale". Il presente studio, partendo da alcune problematiche contemporanee, intende approfondire questa tesi. Prima di tutto, per amore del vero, mostrando quasi sperimentalmente che una "poesia pensata" è cosa ben diversa da ciò che si intende oggi con "pensiero poetante". In secondo luogo, per amore del Tomismo originario che, s'è detto - e giustamente -, bisogna recuperare nella sua sorgiva profondità, e liberare dall'impoverimento d'una presentazione "staticamente" sistematica. In tal senso il saggio intende anche rappresentare l'inizio di un approfondimento filosofico dei Commenti biblici dell' Aquinate (fin qui del tutto trascurati sotto l'aspetto teoretico)
9788870941357
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