Uno dei maggiori filosofi italiani riflette sul desiderio, tema molto in voga nella recente saggistica italiana. Questo fondamentale tratto antropologico viene letto paradossalmente nella sua valenza positiva, come segno di una mancanza radicale dell’essere umano. È lo spazio dove si manifesta l’alterità a cui è costitutivamente aperto l’uomo, la cui identità dipende dall’altro da sé (come nel bisogno del cibo, ma anche e soprattutto nella relazione). Questa mancanza non può mai essere saturata, come vorrebbe l’inganno della società dei consumi, che infatti si ingegna a contornare le merci di un’aura di desiderabilità estetica sempre nuova. Questa mancanza è piuttosto la radice di un’identità sempre aperta e in movimento, dove l’altro non rappresenta una minaccia, ma la sorprendente possibilità della libertà di realizzare se stessa attraverso l’esperienza. Il saggio termina con un’efficace è inusuale riflessione sul rapporto tra desiderio umano e Dio. Dio non è il compimento del desiderio, a modo di un tappabuchi: sarebbe come una proiezione dell’uomo. Dio è invece la fonte del desiderio, che dilata lo spirito umano nell’incessante è felice rapporto con l’oltre della realtà.
9788834340233
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