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«Il principio a cui si possono ricondurre tutte le espressioni di Hamann è questo: “Tutto ciò che l’uomo intraprende, sia con l’azione che con la parola o altrimenti, deve scaturire dall’unione di tutte le sue facoltà: tutto ciò che è staccato è da ripudiare”. Splendida massima! difficile però da seguire. Può senz’altro valere per l’arte e per la vita; ma per ogni comunicazione per mezzo di una parola che non sia esplicitamente poetica ci si trova in grande difficoltà, perché la parola deve sciogliersi, singolarizzarsi, se vuole dire e significa­re qualcosa. Quando parla l’uomo deve momenta­neamente diventare unilaterale: senza separazione non si dà né comunicazione né dottrina. Ma dal momento che si era rifiutato una volta per tutte a questa divisione e in quella stessa unità in cui sentiva immaginava pensava volle pure parlare e pre­tese lo stesso anche dagli altri, Hamann venne a trovarsi in contrasto col suo proprio stile e con tutto ciò che gli altri potevano produrre. Per operare l’impossibile si afferra a tutti gli ele­menti: le intuizioni più profonde dove la Natura si coniuga nel segreto con lo Spirito, illuminanti lampi dell’intelligenza irradiantisi da un siffatto incontro, significanti immagini aleggianti in quelle regio­ni, impetuose sentenze di scrittori profani e sacri e ancora tutto ciò che si può infilarci di umoristico: tutto confluisce a configurare la interezza mirabile del suo stile, delle sue comunicazioni. Ma se non si sa accompagnarsi a lui giù nel profondo, migrare con lui nelle altezze, impadronirsi delle forme che gli aleggiano innanzi, ricavare da una letteratura infinitamente estesa proprio quel preciso senso di un passo appena accennato, tutto si intorbidisce e si oscura ai nostri occhi tanto più lo studiamo: e questa tenebra andrà sempre più crescendo col passare degli anni, giacché le sue allusioni erano dirette principalmente a determinati fatti singoli impostisi nella letteratura e nella vita appena per un istante... Non l’ho mai incontrato di persona, né ho avuto rapporto epistolare diretto con lui. Mi risulta che nella vita e nell’amicizia fu di una limpidità estrema ed ebbe un sentimento quanto mai giusto dei rapporti degli uomini tra loro e con lui. Tutte le lettere di lui che ho visto erano egregie e molto più intelligibili dei suoi scritti, in quanto lì risultava più palese il riferimento a tempi e circo­stanze, nonché ai rapporti personali...». Johann Wolfgang von Goethe, Dichtung und Wahrheit III, 12.
9788834341025
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