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La direzione complessiva della Chiesa conciliare è indubbiamente «estroversa»; la storia del Vaticano II dimostra che fin dall’inizio una parte crescente e poi maggioritaria dei vescovi e dei periti si collocò sulle prospettive di papa Giovanni, rifiutando un approccio nostalgico alla cristianità e adottando uno sguardo più umile, meno trionfalistico e capace di rapportarsi con il mondo dall’interno, non dall’alto. In altre parole, il Concilio seppe globalmente prendere atto che la secolarizzazione era un processo irreversibile, di fronte al quale conveniva – evangelicamente – porsi come lievito, sale e luce. Il pensiero di don Lorenzo Milani rimase sostanzialmente immutato prima, durante e dopo il Vaticano II, probabilmente perché il priore di Barbiana ne aveva anticipato alcuni tratti fondamentali, percependo esattamente l’istanza della missione e del dialogo proveniente dalla Chiesa del Concilio. Eppure, alla fine della sua vita, il priore di Barbiana si ritenne sorpassato dal Vaticano II nelle intuizioni che aveva espresso anni prima con Esperienze pastorali: «Oggi il mio libro lo leggono i conventi molto arretrati e le suore, come lettura spirituale». Se però don Lorenzo poteva ridere del fatto che il Concilio lo aveva affiancato e forse in alcuni tratti anche superato, è perché egli lo visse da lontano, ma desiderando e sostenendo molti di quei principi che in quell’assise venivano proclamati.
9788810521724
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