L’Autrice esamina con grande competenza il contributo della scuola fenomenologica movendo dal fondatore, Edmund Husserl, e analizzando i due filosofi fenomenologi francesi che hanno riflettuto sul senso della corporeità: Maurice Merleau-Ponty e Michel Henry. Mi sembra, infatti, che proprio la fenomenologia sia in grado di fornirci gli strumenti per analizzare adeguatamente il passaggio dall’attenzione al corpo alla svalutazione sostenuta dalle nuove correnti di pensiero e per prendere posizione nei confronti di queste ultime. Certamente l’obiettivo del libro di Ilenia Buzzi non è quello di rivalutare la corporeità contro la gender theory o la queer theory, ma indirettamente ella ci mostra che, una volta messa in evidenza l’importanza della dimensione corporea, non sia più possibile ignorarla o sottovalutarla. L’Autrice si sofferma, piuttosto, su un altro importante aspetto della cultura contemporanea: quello che riguarda le manipolazioni della corporeità e sue alterazioni attraverso la tecnica, auspicando il rispetto nei confronti di questa basilare dimensione umana. Possiamo notare che in entrambi i casi il corpo è sotto attacco o per svalutarlo o per utilizzarlo; siamo di fronte alla ubris umana, da ricondursi ad un delirio di onnipotenza, benché camuffato. Dalla Prefazione di Angela Ales Bello
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