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Lo scopo di questa ricerca è quello di proporre una nuova ipotesi sul¬l’ori¬gine del cero pasquale e il suo legame con il bat-tesimo. L’uso del cero sorse nel¬l’Italia settentrionale verso la fine del IV secolo, in un contesto ariano, e fu accolto a Ro-ma, ma non nella liturgia papale, in con-comitanza con la condanna del Pelagia-nesimo. Il punto di partenza dell’indagine è la colonna di porfido, che l’imperatore Costantino fece col¬locare nel centro della vasca nel battistero lateranense, elemen-to architettonico che sembra aver ispirato l’immersione del cero nel fonte. Questo ri-to vuole significare la discesa della grazia santificante sul¬l’ac¬qua per la rigenerazio-ne dei neofiti. In alcune antiche tradizioni liturgiche, il legame tra il cero pasquale e il fonte battesimale venne reso più esplici-to collocando la benedizione del cero do-po le letture e prima della benedizione del fonte. Nella liturgia romana, questo lega-me si allentò gradualmente, quando si cominciò a celebrare la veglia pasquale senza i sacramenti dell’ini¬ziazione cristia-na. Recuperare l’intimo legame tra il cero e il fonte serve a render più esplicita l’altissima vocazione che i cristiani rice-vono nel battesimo: diventare, per grazia, partecipi della vita divina (cf. 2 Pt 1,4).
9788873672548
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