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Pavese nel tempo. Mito, storia, cultura.
Riferimento: 9788838249952
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Daniele, Antonio R. (cur.); Pierangeli, Fabio (cur.); Pierangeli, Fabio (intr.)
- Data di Pubblicazione
- 14/7/2020
- Lingua
- Italiano
- Edizione
- Italiano
- Tipo Prodotto
- ED
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Il ritmo che cadenza le pagine di Pavese non è solo quello legato allo scorrere delle lancette sul quadrante dell’orologio. «“Essere fuori dal tempo” è la scommessa di Pavese, fuori dal tempo “empirico” per consentire sia il “costruirsi” dell’opera grazie a “istantanee illuminazioni”» sia la creazione di un nuovo ordine temporale che «destruttura e articola le pagine del Mestiere di vivere». (Laura Nay). In questo volume accanto a studiosi da decenni “fedeli” allo scrittore langarolo (Masoero, Nay, De Liso, Paolin,Pierangeli) si affiancano validissimi giovani ricercatori (Daniele, Lanfranchi, Antonangeli). Ne emerge da un lato il ritratto inequivocabile di classico del Novecento affermatasi in questi decenni, dall’altro la riflessione sull’intreccio tra il tempo della Storia e quello dell’esperienza personale, nel dialogo costante con il Mito contrapposto all’etica del lavoro, qui documentato con materiali inediti e la lettera all’amico, sceneggiatore e autore teatrale Tullio Pinelli. Appena uscito dalla guerra, Pavese scrive articoli memorabili, tra tutti Ritorno all’uomo, sulla resilienza che la cultura ha offerto negli anni bui di odio e di atrocità del ventennio fascista e del conflitto mondiale. L’annata 1945 termina con questa notazione del 9 dicembre: «Ma tutti i pazzi, i maledetti, i criminosi sono stati bambini, hanno giocato come te, hanno creduto che qualcosa di bello li aspettasse. Quando avevamo tre, sette anni, tutti, quando nulla era avvenuto o dormiva solamente nei nervi e nel cuore». L’ attesa di qualcosa di bello caratterizza alcuni momenti dell’infanzia, a rivederli con gli occhi dell’adulto. Accomuna tutti gli uomini e Pavese sente il bisogno di ribadirlo, in quel clima tragico di «ritorno all’uomo», come poi nel dialogo L’isola, dove Ulisse spiega a Calipso la ragione ultima della sua ricerca, nel riproporsi instancabilmente di alcune domande radicali e religiose sull’esistenza umana, sull’essere mitico ed eterno, sul tempo contingente ed effimero: «quello che cerco l’ho nel cuore come te».
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