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«Ma è sperare che è difficile. E quello che è facile e l’inclinazione è disperare, ed è la grande tentazione». Queste parole di Charles Péguy, tolte dall’opera Il portico del mistero della seconda virtù, suonano particolarmente attuali nella situazione che sta vivendo l’umanità intera. Tendenzialmente proiettata verso un futuro radioso nel quale perfino la morte sarebbe sconfitta, si trova a fare i conti con una caratteristica – in verità poco riconosciuta, soprattutto nella divulgazione – fondamentale della scienza, l’incertezza. L’umanità non può vivere senza futuro, perché è il luogo del senso: da esso si attende “salvezza”, che equivale a pienezza di vita, ovviamente più immaginata che non effettivamente conosciuta. Dall’insopprimibile tensione verso il futuro nascono le utopie e i messianismi: deve esserci un luogo e/o qualcuno che dispone un esito felice per gli esseri umani. Il trasferimento nell’oltre sta a indicare l’incompiutezza dell’attuale situazione, e la configurazione del messia sta a indicare l’impotenza di chi attende. Il volume, frutto di una riflessione comune tra i docenti dello Studio Teologico Paolo VI del Seminario di Brescia, vorrebbe offrire spunti di riflessione – tra esegesi dell’Antico e Nuovo Testamento, teologia, filosofia, liturgia, e storia della musica – per ridare ali alla speranza, soprattutto in questa fase della storia.
9788837234287
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